Maggio 7, 2024

Bambini sordi: qual è l’approccio comunicativo da adottare?

Bambini sordi: qual è l’approccio comunicativo da adottare?

Il fenomeno della sordità infantile rappresenta una condizione patologica non trascurabile; si stima che su 1000 pazienti nati, circa 1-3 siano affetti da una forma di riduzione dell’udito che rende difficile la comunicazione nel momento dello sviluppo pediatrico. Il dato aumenta se si tengono in considerazione anche le tipologie disfunzionali acquisite e progressive, che finiscono per complicare il quadro statistico che emerge dalle recenti iniziative ospedaliere di sensibilizzazione. In questo articolo abbiamo scelto di approfondire la delicata questione dei bambini sordi allo scopo di guidare il lettore step-by-step alla scoperta delle varie patologie esistenti e di come esse possono essere normalizzate per il paziente che ne è affetto: ecco cosa sapere.

Patologie che colpiscono i bambini sordi: quali sono e come trattarle?

Da cosa dipende la sordità? Sono molti i genitori che cercano di trovare una risposta a tale quesito allo scopo di adottare un sistema di comunicazione vincente con il proprio bambino. In primo luogo, è bene sapere che mediante i moderni programmi di screening neonatale è possibile conoscere con largo anticipo le diagnosi più accurate in merito alla grave patologia di riduzione uditiva infantile. Indipendentemente dalle origini, infatti, la sordità consiste in un funzionamento difettoso della coclea, il cui scopo è quello di convertire le onde sonore che provengono dal mondo esterno in impulsi elettrici che arrivano al cervello per essere decodificati.

Il processo di significazione cerebrale, di conseguenza, viene irrimediabilmente danneggiato nel momento in cui il bimbo non è in grado di recepire correttamente gli stimoli sonori, anche se di alta intensità. A seconda dei casi patologici, inoltre, è bene considerare che le cause della sordità infantile possono essere trasmissive – ovvero transitorie – o neurosensoriali, del tutto irreversibili. Delineare il quadro diagnostico del soggetto è il primo passo con cui il genitore può sviluppare una forma comunicativa che tenga conto delle difficoltà linguistiche e sociali che spesso derivano dalla malattia in questione.

Comunicazione con pazienti pediatrici affetti da sordità: cosa sapere?

Dal momento che la lingua utilizzata per la comunicazione in tutti i principali ambienti sociali è quella acustico-vocale, è importante che il genitore e l’operatore sanitario compiano uno sforzo di grado superiore per entrare in contatto con il paziente. Accade inevitabilmente che il mondo della maggior parte dei bimbi sordi sia inferiore per ricchezza di contenuti a quello che viene esperito dai coetanei privi di patologie tanto invalidanti. In ogni caso, l’adulto è tenuto a:

  • cercare una via privilegiata di comunicazione, sia mediante la lingua dei segni sia mediante gli approcci terapeutici moderni;
  • ottenere l’attenzione del paziente sfruttando la corporeità in misura positiva e inclusiva. Prestare attenzione al body-language permette di usare un sistema segnico delicato e sempre attento alle esigenze altrui;
  • impiegare il contatto visivo come via di comunicazione privilegiata;
  • usare un vocabolario verbale che tenga conto di parole chiare e scandire correttamente, senza fretta. In ogni caso, il dialetto regionale andrebbe bandito dalla comunicazione così da non interferire ulteriormente con il sistema segnico adottato;
  • ridurre i rumori di background: per non lasciare che lo spazio circostante possa negativamente interferire, è bene scegliere un luogo in cui il bimbo può sentirsi a suo agio, circondato da suoni bianchi e ovattati;
  • dare importanza al bambino permette di trovare una via di accesso privilegiata con cui rendere partecipi sia i genitori, sia gli infermieri che si occupano del piccolo paziente, sia il diretto interessato. Ogni bambino ha la sua storia e la sua capacità di cogliere intuitivamente cosa gli sta accadendo intorno, è bene non dimenticarlo!

Insomma, trattare il paziente come se fosse perfettamente capace di intendere e di volere è il primo passo con cui massimizzare una terapia che sia in grado di lasciare libero sfogo alle esigenze del soggetto pediatrico.

Comunicazione con i pazienti pediatrici affetti da sordità: conclusioni

I bambini sordi di cui abbiamo parlato nel nostro breve articolo richiedono cure e attenzioni aggiuntive nel periodo di crescita pediatrica. L’obiettivo è quello di creare una fase di normalizzazione in cui il soggetto possa avere modo di sperimentare il deficit uditivo in una ricca gamma di casi, sia in presenza dei genitori sia con l’aiuto degli operatori sanitari o degli interpreti della LIS (Lingua dei Segni Italiana.) Lo scopo è quello di chiarire costantemente al paziente le variabili di un mondo che – nella sua complessità – rischia di spaventare e di far paura. L’aiuto terapeutico è il primo passo con cui lavorare inclusivamente in modo tale da seguire il bimbo nella sua evoluzione sia personale che caratteriale.